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Depistaggio, parla il pentito gelese Barbieri: "Mi chiesero di tradire un latitante ma rifiutai"

Cronaca

Depistaggio, parla il pentito gelese Barbieri: "Mi chiesero di tradire un latitante ma rifiutai"

Si trattava di Daniele Emmanuello

Redazione

13 Maggio 2025 16:46

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«Nel 2002 Pietro Riggio venne a casa mia con un sacchetto e mi chiese se fossi disponibile a collaborare con lui che era in contatto con persone delle istituzioni e si era messo a disposizione per la cattura di latitanti. Mi chiese se avessi potuto dargli una mano perché ne avrebbe tratto benefici dal punto di vista economico e giudiziario. Diceva che lo avrebbero riammesso a lavorare nella polizia penitenziaria». L’ha detto il pentito Carmelo Barbieri, sentito oggi come teste all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta nell’ambito del processo per depistaggio a carico di due ex generali dei carabinieri, oggi in pensione, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di non aver dato il giusto peso, quando erano in forza alla Dia, alle rivelazioni del pentito Pietro Riggio su importanti indagini: dalla cattura di Bernardo Provenzano al progetto di attentato al giudice Leonardo Guarnotta che presiedeva il processo a Marcello Dell’Utri.

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Il pentito Riggio, ex poliziotto penitenziario, arrestato e divenuto collaboratore di giustizia, è stato sentito come teste nelle scorse udienze. Alla domanda del pm Pasquale Pacifico su chi fossero i latitanti di cui parlava Riggio, Barbieri ha risposto: «Daniele Emanuello, con cui avevo rapporti anche durante la latitanza. Riggio disse che nel sacchetto che aveva con sé c’erano un telefonino satellitare e biancheria intima e, qualora mi fossi messo a disposizione, conteneva un dispositivo per segnalare la mia presenza nel momento in cui mi fossi avvicinato al latitante da catturare. Restai un pò sbigottito ma lui continuava a chiedermi di aiutarlo. Temevo che in quel modo potessimo mettere a rischio la nostra vita e inoltre gli dissi che Emanuello non lo avrei tradito mai perché in passato avevano voluto attentare alla mia vita e lui si era opposto. Quindi gli dissi che per mia coscienza non me la sentivo. Alla fine gli consigliai di prendere qualche giorno di tempo e poi dire a queste persone che non avrei potuto aiutarlo per le mie condizioni di salute, e in effetti cosi fece». Nel processo è imputato anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso per concorso esterno in associazione mafiosa.

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