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Casa di riposo "lager" a Caltanissetta: gli indagati dal Gip fanno scena muta

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Cronaca

Casa di riposo "lager" a Caltanissetta: gli indagati dal Gip fanno scena muta

I quattro si sono avvalsi della facoltà di non rispondere

Redazione

21 Febbraio 2024 18:22

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Bocche cucite. Non una parola dai quattro arrestati per l'inchiesta sulla sospetta casa di riposo lager scoperta dai carabinieri a Caltanissetta. Sì, perché si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sono rimasti in silenzio, al cospetto del gip Grazia Luparello, Carmela Messina legale rappresentante della casa di riposo «San Michele Arcangelo»., le figlie  , Lilla Daniela Ferrara proprietaria delle quote societarie e Rosy Lobue operatrice e amministratrice di fatto e, chiude il quadro, Francesco Iacona amministratore di fatto.

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 I quattro - assistiti dall'avvocato Sergio Iacona - sono accusati, a vario titolo, di sequestro di persona, esercizio abusivo della professione sanitaria e abbandono di incapaci, tutte ipotesi nei confronti di anziani ospiti. Gli indagati hanno anche spiegato le ragioni, per ora, del loro silenzio. Asserendo di non avere avuto tempo di leggere gli atti. In seguito non escludono di chiedere di essere ascoltati. È agli arresti domiciliari che il quartetto si trova, sulla base dell'ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore, Stefano Sallicano e firmata dal gip.

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Secondo la tesi accusatoria all'interno di quella casa di riposo vi sarebbero state non poche anomalie. A cominciare dalla somministrazione arbitraria di farmaci, o di ansiolitici per sedarli in maniera tale che, soprattutto di notte, non "disturbassero" e, ancora, carenze di tipo igienico-sanitarie ed esiguità di personale, peraltro non qualificato. Questo quanto sarebbe emerso dagli accertamenti  dei carabinieri scattati dopo la denuncia presentata dalle due figlie di una ospite della struttura. E tra le pieghe dell'indagine, i carabinieri avrebbero pure documentato l'imprigionamento di un ospite del centro sul suo letto, chiuso lateralmente e nella parte superiore da griglie metalliche fissate poi con corde per evitare che potesse spostarle. E, come se non bastasse, anche la porta della stanza dell'anziano, peraltro malato, sarebbe stata chiusa a chiave. (Vincenzo Falci, gds)

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